Don Eugenio: Lettera ai parrocchiani
Carissimi,
vivo in questa Comunità, con voi e per voi, questa prima domenica: è per me un giorno particolare, carico di emozioni. Per la prima volta celebro l’Eucaristia e incontro i volti di quelle persone che rendono viva questa Chiesa. L’Eucaristia, come la fede, non è mai realtà disincarnata… si celebra e vive nella storia quotidiana degli uomini e delle donne.
Avremo modo di conoscerci meglio, anche se percepisco il limite di questi primi mesi nel dover collegare i nomi ai volti e alle storie belle e profonde di ciascuno… siate misericordiosi e pazienti nei miei confronti.
Vengo in mezzo a voi con molta umiltà, senza la pretesa di insegnare nulla, ma consapevole che riceverò tanto dalla ricca storia di questa Comunità, ereditando il lavoro prezioso e intenso di chi mi ha preceduto, in modo particolare di don Marco che si è dimostrato nei miei confronti sempre molto premuroso.
Porto con me un solo desiderio. Lo racconto con le parole del grande Apostolo delle genti: “Anch’io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1Cor 2,1-2).
Vi chiedo, fin da oggi, di guardare insieme verso Colui che deve essere sempre al centro del nostro trovarci, del nostro incontrarci: Gesù Cristo, morto e risorto. Non dobbiamo perdere di vista questo punto focale: se saremo capaci di tenere fisso lo sguardo su di Lui, potranno esserci anche momenti di fatica o di incomprensione (tra le tante esperienze belle che vivremo ), ma anche questi momenti, invece di essere di peso, verranno trasfigurati in opportunità di crescita. L’esperienza più dolorosa per un prete è quella di perdere per strada qualche pecorella perchè vorrebbe dire tradire il mandato che Gesù ha affidato a Pietro e agli Apostoli: “Pasci le mie pecorelle” (Gv 21,15). Non posate lo sguardo e il cuore semplicemente sulle mie debolezze, ma guardate sempre a Lui e, allora, ritroveremo più facilmente il senso del nostro ritrovarci per celebrare in ogni occasione il Cristo risorto.
Sì, vorrei che la nostra Comunità incarnasse il volto, la speranza, la gioia, la misericordia del Risorto: è l’unico modo per ritornare ad essere attraenti e affascinanti. Se dovesse mai capitarvi di vedermi in qualche occasione rassegnato o triste, per favore, ricordatemelo: noi dobbiamo annunciare Cristo che ha vinto la morte! Non è forse questa l’unica Missione della Chiesa? Tante volte ci perdiamo in tanti rivoli dimenticando ciò che è essenziale.
Tengo molto alla comunione. Il credente, il cristiano in modo particolare, è uomo di comunione perchè è la nostra carta d’identità: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). Vorrei vivere questa comunione a più livelli. Innanzitutto, con i Confratelli del presbiterio che con me condividono l’esperienza bella e impegnativa della Comunità Pastorale. Poi, con ciascuno di voi: mi piacerebbe stupirmi di fronte alla fantasia dello Spirito, per ciò che con libertà fa nascere, ma nello stesso tempo con la capacità di creare armonia. Che bello vivere in una Comunità vivace, non perchè omogenea, ma capace di fare sintesi fra i vari carismi. Questo è il respiro dello Spirito… Infine, una comunione con tutte le Parrocchie della Comunità. Una sfida grande, ma possibile. Io ho fatto il prete solo a servizio di comunità pastorali e non saprei essere prete in modo diverso.
In questi anni di ministero sacerdotale, fin dal primo giorno, c’è sempre stata una costante che mi ha accompagnato: il Santuario della Beata Vergine del Carmelo di Montevecchia. Nei primi quattro anni a Casatenovo si vedeva distintamente. A Cantù, dal terrazzo di casa mia, nei giorni più limpidi era ben visibile ed ora, a Vimercate, è una costante nel paesaggio… Vi affiderò ogni sera a Lei, Madre premurosa, perchè prenda ciascuno di voi per mano nel cammino della vita, soprattutto nei momenti più faticosi. Anche voi pregate per me.
Vi porto già tutti nel cuore!
Con affetto e tanta stima,
don Eugenio